Maggio è un mese a me molto caro per molti motivi, uno di questi è la Festa del Lavoro. Per una romana doc corrisponde al Concertone in Piazza San Giovanni. Il primo di maggio Roma si trasforma in un grande concerto, dove insieme alla musica, si inneggia al lavoro adeguatamente remunerato e svolto in condizioni appropriate, al diritto al lavoro, al lavoro come libertà. Ho partecipato a questa manifestazione tante volte, sin da ragazzina, facendo crescere in me una convinzione: il lavoro e lo studio sono gli strumenti più potenti che abbiamo per essere uomini e donne liberi.
Ho visto e seguito ragazzini crescere in contesti di povertà ed attraverso lo studio ed il lavoro riuscire ad evolversi ed a costruire il loro benessere e la loro felicità.
Mi occupo da quasi 20 anni di Risorse Umane, ho accompagnato ragazzi giovani, Manager e Dirigenti in percorsi di crescita e cambiamento professionale, ho gestito riorganizzazioni e acquisizioni di aziende con tutto quello che ne consegue. Io dico che “accompagno persone a raggiungere la loro libertà e felicità professionale”. Ho toccato con mano la necessità di ogni individuo, di perseguire soprattutto nell’ambito del lavoro il proprio desiderio di felicità e benessere. Ma come sia possibile arrivare ad essere “felici” in ambito lavorativo è ancora qualcosa di poco chiaro, invece è molto chiaro che molte persone si ritrovano intrappolate in gabbie di frustrazione e insoddisfazione lavorativa.
Partiamo quindi da pochi concetti.
La felicità lavorativa si basa su diversi livelli di bisogni soddisfatti:
Bisogni economici
Bisogno di competenza
Bisogno di appartenenza e affiliazione
Bisogno di carriera e sviluppo
Bisogno di potere e riconoscimento
Tutti questi bisogni muovono in ogni individuo motivazioni intrinseche e lo spirito di iniziativa personale e se adeguatamente soddisfatti portano verso uno stato di autorealizzazione.
Lo stato di autorealizzazione e gratificazione in ambito lavorativo impatta sulla nostra esistenza: in primo luogo per il numero di ore che si dedica all’attività e secondo perché molto spesso il nostro lavoro ha a che fare con una parte identitaria.
Ma cosa succede quando non compensiamo nessuno di questi bisogni oppure siamo concentrati solo su un bisogno e perdiamo di vista il resto? Ecco qui che compaiono problemi con i colleghi, insoddisfazioni di ruolo e stati di malessere generalizzati. La risposta emotiva e psicologica varia da individuo a individuo, dal contesto organizzativo e dal tipo di lavoro, non esiste quindi la “pillola magica” risolutiva ma possiamo porci delle domande che ci guidino sia prima che mentre occupiamo una posizione lavorativa.
Elenco qui una serie di punti di riflessione in ordine cronologico che potrebbero darti degli strumenti per affrontare un momento di insoddisfazione.
Se stai attraversando momenti complessi, malattie, separazioni, nascita figli, il tuo livello di energia fisica è già molto intaccato e potresti non avere molto spazio di tolleranza ed energia per altro!
Cosa puoi fare? Trova degli spazi di STACCO in base alla responsabilità che ricopri ma ricorda che la prima responsabilità è il TUO BENESSERE. Sarebbe il massimo prendersi delle ferie, ma potrebbero bastare anche delle ore di permesso, un week end rigenerate o uno spazio serale di libertà.
PASSA ALLA DOMANDA SUCCESSIVA
L’essere umano sin dalla sua nascita basa i suoi livelli di soddisfazione con il piacere; quanto più facciamo attività piacevoli per le quali ci sentiamo motivati, coinvolti allineati, tanto più siamo in grado di tollerare anche qualcosa che non ci piace. Il piacere in ciò che facciamo è una benzina potente, alimentata da tutta una serie di ormoni che stimolano il benessere, la concentrazione e tanto altro. Coltiva i tuoi hobby, trascorri del tempo con persone che ami; la vita non è fatta solo di DOVERI.
PASSA ALLA DOMANDA SUCCESSIVA
La teoria dei bisogni di McClelland è un modello che tenta di spiegare come la necessità di potere, successo e affiliazione influenzi la motivazione in un contesto sia organizzativo o anche semplicemente nel proprio lavoro.
Secondo la teoria dei bisogni di McClelland, questi tre fattori sono appresi (da qui il nome di teoria dei bisogni appresi). Sono decisivi, in questo senso, la cultura e le esperienze vitali vissute. Indipendentemente da genere, cultura o età, in ognuno di noi sono presenti questi tre elementi. Uno di essi è il fattore motivazionale dominante.
I tre bisogni identificati da McClelland corrispondono a dei comportamenti che se non soddisfatti possono provarci uno stato di insoddisfazione e malessere.
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Bisogno di successo. Le persone la cui motivazione principale è il bisogno di successo, amano fissare e raggiungere obiettivi e sfide. Sono abili nell’assumere rischi calcolati quando desiderano ottenere qualcosa. Amano, inoltre, ricevere feedback regolari sui loro progressi e risultati. In genere preferiscono lavorare da soli e fanno fatica a collaborare.
I valori sono (Schwartz, 1994) “una credenza o convinzione riguardanti obiettivi desiderabili o modalità di comportamento, che trascende le situazioni specifiche e guida le persone nella selezione e nella valutazione degli eventi”
La Teoria della Struttura Psicologica Universale dei Valori elaborata da Shalom Schwartz (1992, 1994) si compone di dieci valori che formano un sistema organizzato caratterizzato da valori simili e valori incompatibili in grado di influenzare o allontanare le scelte del soggetto.
Il sistema è la sua struttura circolare: i diversi valori si dispongono nello spazio seguendo un ordinamento circolare. Le famiglie di valori simili si trovano in posizione adiacente. La complessità è quando i nostri valori personali sono in famiglie opposte o quando, i nostri valori sono in posizione distate ed opposta a quelli del contesto lavorativo o dei colleghi.
Riflettendo su questi punti potrai scoprire molte informazioni di te o magari capire che “proprio il lavoro che stai facendo non ti soddisfa più”. Questo è il momento in cui puoi:
Intraprendere un percorso di consulenza per valutare nuove opportunità ma devi avere chiara la motivazione che ti spinge ad andare via e cosa ti aspetti altrove.Se vuoi conoscere le tue motivazioni principali, intraprendere un percorso per valutare nuove opportunità, sviluppare competenze per stare meglio nel “tuo lavoro”, scrivimi o prenota qui una sessione gratuita.
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Ho accompagnato centinaia di persone di varie realtà aziendali in questi anni in percorsi di:
ASSESSMENT E SVILUPPO DI COMPETENZE
CARIEER COACHING
EMPOWERMENT ORGANIZZATIVO
TRAINING D’AULA O VIRTUALE
Le riflessioni di cui sopra possono certamente essere un valido supporto per prevenire una situazione di stress acuto e di esaurimento dell’energia.
L’argomento BURN OUT è complesso e richiede uno spazio dedicato ed attento ai dettagli delle informazioni ma ciò che si evidenza in una situazione di BURN OUT è una sindrome di esaurimento emotivo, di depersonalizzazione e derealizzazione personale, che può manifestarsi in tanti modi ma principalmente con uno stato di ABBASSAMENTO DELLE ENERGIE.
L’energia psicofisica è scienza, non magia o filosofia, e corrisponde alla voglia di fare, la motivazione, la capacità di generare qualcosa insieme ad un umore positivo. Esistono persone con molta energia e persone con meno questo dipende da fattori fisici allenati nelle proprie esperienze di vita. E’ necessario essere in grado di comprendere che il proprio standard di energia si è esaurito o sta a dei livelli molto più bassi del solito.
A proposito di energia, In inglese la parola BURN OUT significa BRUCIARE, SPEGNERSI, FINIRE LA FIAMMA.
Quando sono IN BURN OUT sono troppo affaticato e sento le energie “bruciate”, non mi bastino 1 o 2 week-end per recuperare.
Corpo e mente lavorano insieme ma con ritmi diversi. Il nostro corpo ha un tempo fisiologico più lento della velocità istantanea delle idee nella mente!Se ti piace questo articolo metti oppure condividilo.